Una Pietà lombarda

Questo commovente rilievo, che raffigura Cristo in Pietà affiancato dai due Dolenti ed è ricavato da un unico blocco di legno, scolpito e policromato, costituisce un esempio significativo di scultura lombarda a cavallo tra la fine del Quattrocento e gli inizi del secolo successivo.

L’immagine rappresenta l’ostensione del corpo esanime di Cristo mentre viene teneramente sostenuto a sinistra dalla Vergine, rimasta senza fiato da tanto dolore, e a destra da San Giovanni, che si tampona le lacrime agli occhi poggiando l’altra mano al bordo del sarcofago.

Giovanni Bellini, Pietà, 1465-1470 circa. Milano, Pinacoteca di Brera.

L’iconografia dell’Imago pietatis, la Pietà, s’inserisce nel solco di una tradizione iconica d’origine bizantina e fu poi tradotta dalla cultura medievale in una narrazione via via più umana, carica di sentimenti autentici e riconoscibili resi con un maggiore effetto patetico e drammatico. Le mani o le braccia incrociate del Cristo richiamano l’iconografia dell’Ecce Homo, a creare un’eco visiva e una consecutio particolarmente pregnanti per il fedele.

In epoca rinascimentale l’iconografia della Pietà riscuote particolare successo nell’area lombardo-veneta. Illustri esempi nella pittura sono sicuramente le due tavole di Giovanni Bellini, una a Bergamo (Accademia Carrara) e l’altra a Milano (Pinacoteca di Brera), datate entrambe intorno alla metà del XV secolo. Il gruppo scultoreo richiama anche la lunetta con la Pietà (Pinacoteca di Brera), databile intorno alla seconda metà degli anni ottanta del Quattrocento e riferita al Bergognone, che sormontava una tavola con San Girolamo.

Così come la lunetta del Bergognone, la nostra Pietà è concepita per essere vista di sotto in su e ciò fa ipotizzare che potesse in origine essere collocata nella parte alta di una pala scolpita.

Ambrogio da Fossano detto il Bergognone, lunetta con Cristo in pietà tra la Madonna e san Giovanni Evangelista (part.), 1490-99. Milano, Pinacoteca di Brera.

Rispetto al dipinto del Bergognone, nel nostro rilievo l’anatomia del Cristo è risolta con maggiore accuratezza e restituisce una fisicità meno evanescente. Del resto, la scelta di un corpo dalla muscolatura ben sviluppata per la figura del Cristo deposto o, come qui, in Pietà, è una costante nei gruppi lignei e fittili di area lombarda, che va di pari passo con la ricerca di un linguaggio volutamente teatrale e drammatico, finalizzato alla commozione del fedele.

Tra le famiglie di scultori più importanti del tardo Quattrocento vi è senza dubbio quella dei Del Maino: in particolare è proprio nella cerchia di Giovan Angelo Del Maino che sembra opportuno collocare la paternità del presente rilievo; esso infatti, sebbene leggermente consunto sulla superficie, è ancora perfettamente leggibile nella sua eleganza, nella qualità degli intagli di volti e dei panneggi, nelle anatomie allungate.

Nell’opera qui esaminata, la gestualità, il costume della Vergine e il suo avvicinarsi al corpo del proprio figlio morto quasi incredula e col fiato mozzato dal dolore, trovano un eloquente paragone con il rilievo dell’altare della basilica di Santa Maria del Monte sopra Varese (1482-88 circa), del “Maestro di Trognano” così come nella celebre composizione dei fratelli Mantegazza ora al Victoria and Albert Museum di Londra (1475-1490, probabilmente proveniente dalla Certosa di Pavia).

L’interesse di questo rilievo viene a essere ulteriormente avvalorato dall’etichetta, apposta sul retro, che ne attesta la provenienza dalla collezione di un illustre antiquario torinese che prima ancora di essere un importante mercante fu un grande collezionista: Pietro Accorsi, amico di Umberto di Savoia, fornitore di alcune delle più importanti famiglie torinesi e intermediario di Vittorio Viale per conto del Museo di Palazzo Madama.

 

Giovan Angelo Del Maino (notizie dal 1494 al 1536), cerchia di

PIETÀ

Lombardia, circa 1480-1510

Legno scolpito e policromato

Cm 41,5 x 49 h

Prov.: Torino; Coll. Pietro Accorsi; Torino, coll. privata.

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