Una nobile acquasantiera

Le prime acquasantiere cominciano a comparire all’ingresso delle chiese cristiane fra l’VIII ed iI IX secolo: si tratta di piccole vasche non molto profonde, atte a contenere dell’acqua benedetta con la quale i credenti, intingendovi le dita di una mano, si fanno il segno della croce come gesto di purificazione e richiamo al sacramento del Battesimo.

L’affascinante e inedita acquasantiera qui esaminata si presenta nella tipica forma di una vasca circolare in pietra grigia, con una decorazione classicheggiante a baccelli e ovuli che copre tutta la superficie esterna del recipiente. Sul bordo piatto superiore della vasca compare incisa a caratteri maiuscoli la seguente l’iscrizione: “PSR IACOBVS DE SORAXINA 1519” ovvero “Presbitero Giacomo da Soresina 1519“.  Sulla parte esterna della vasca è presente uno stemma a tutta altezza, raffigurante un piccolo sorcio posto sotto un’aquila imperiale coronata, che è giustappunto il simbolo araldico dei Soresina (il topolino nell’emblema della famiglia è una cosiddetta ’arma parlante’ poiché in latino il vocabolo sorex, soricis significa proprio ‘topolino  di campagna’).

 

 

Il presbitero Giacomo è senza dubbio il committente e donatore del manufatto, in quanto dunque ricco discendente dell’antica famiglia dei Soresina, considerata dal celebre cronista del ‘300 Galvano Fiamma come la più nobile ed importante famiglia milanese di signori e condottieri del XII e XIII secolo.

Come da più parti ribadito, i Soresina entrarono fin da subito nelle dinamiche di potere del neonato comune di Milano, avendo accesso privilegiato alle magistrature consolari per la famigliarità con il diritto e l’appartenenza alle categorie professionali di giuristi, che furono certamente all’origine del loro prestigio sociale; al tempo stesso occuparono ruoli dominanti anche nell’ambito religioso – tanto da essere ricordate tra le poche ed esclusive famiglie da cui potevano provenire sia l’Arcivescovo sia i canonici del Capitolo Maggiore del Duomo milanese – ed instaurarono prestigiosi legami feudali con importanti istituzioni come il Monastero di Sant’Ambrogio.

 

 

Come tutte le famiglie aristocratiche, anche i Soresina possedevano altari, cappelle e chiese private e in una di questa era sicuramente collocata anche la nostra acquasantiera.

 

A sinistra: Acquasantiera, pietra, XV sec., Consiglio di Rumo (CO); a destra: Acquasantiera, granito, XVI sec., Mede (PV)

 

Acquasantiere rinascimentali simili alla nostra, e cioè caratterizzate da una decorazione a baccelli nella parte esterna della vasca, sono ben note, documentate e diffuse in tutta Italia, ed in particolare in Lombardia. Tra i vari esemplari repertoriati possiamo citare l’acquasantiera presente nella chiesa di Consiglio di Rumo (Como) e quella nella chiesa di Mede (Pavia), recante anch’essa lo stemma dell’offerente del manufatto.

 

 

ACQUASANTIERA

Pietra

Italia (Lombardia)

1519

Diametro cm 57; h. cm 13

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