Un vassoio napoletano in tartaruga piqué
Questo bel vassoio è un tipico esempio di cosiddetta tartaruga piqué, ottenuto secondo una tecnica assai sofisticata e probabilmente inventata a Napoli già intorno alla fine del Cinquecento, che tuttavia si sviluppa in modo significativo un secolo più tardi cosi come viene descritto in alcuni libri del ‘700 in cui vengono rivelati i ‘segreti’ della lavorazione napoletana della tartaruga: dapprima l’ammorbidimento della tartaruga in acqua bollente e olio d’oliva, poi la sagomatura attraverso successive pressioni in stampi e per finire l’intarsio di motivi decorativi in madreperla, argento e oro, in una particolare combinazione di preziosi materiali che rende questi manufatti napoletani davvero unici.
Con il suo profilo ovale e leggermente quadrilobato, il vassoio presenta lati sagomati con bordo svasato ed è riccamente ornato con una scena pastorale – al centro – con cacciatori e un cane, seduti fra rovine architettoniche, e conchiglie e motivi vegetali alle quattro estremità. Le scene decorative in questo genere di oggetti erano spesso ispirate ad incisioni dell’epoca.
L’idea di associare materiali preziosi era già in voga nel mondo antico e, in particolare, l’uso della tartaruga come rivestimento di mobili quali tavoli e monetieri e altri oggetti è ben documentato in molte diverse città europee già nel XVII secolo; tuttavia, la lavorazione della tartaruga a Napoli si distingue nettamente raggiungendo vertici elevatissimi nella prima metà del Setttecento, in concomitanza con l’arrivo di Carlo di Borbone.
Divenuto sovrano di Napoli nel 1734, il Re ebbe indubbiamente un ruolo chiave nella promozione e sviluppo delle botteghe dei tartarugari napoletani, come quella retta da Giuseppe e Gennaro Sarao, padre e figlio, considerata la più importante della città.
I manufatti in tartaruga piqué napoletana diventano presto di gran moda tanto da essere ampiamente menzionati fra il 18° e il 19° secolo nelle corrispondenze di alcuni celebri viaggiatori inglesi del ’Grand Tour’: Sir Horace Walpole commissiona nel 1740 una tabacchiera in tartaruga per il suo amico Horace Mann; il famoso architetto Robert Adam nel 1755 acquista ‘tre bellissime tabacchiere in tartaruga gialla e nera intarsiate in oro’; un calamaio e due tabacchiere ’picay’ sono citate in un inventario della Regina Carlotta, la moglie del Re Giorgio III°.
Vassoi simili al nostro si possono trovare in diverse collezioni private appartenenti alle più importanti famiglie nobili europee, come la collezione del Barone Ferdinand de Rotschild, ora a Waddesdon Manor, così come in alcune collezioni pubbliche, ad esempio quella del Museo Duca di Martina nella Villa Floridiana di Napoli.
VASSOIO
Tartaruga piqué con intarsi in madreperla incisa, oro e argento
Napoli, 1750 circa
Cm 19 x 15,5 h
Riferimenti: G. de Bellaigue, The James A. de Rothschild Collection at Waddesdon Manor: Furniture, Clocks, and Gilt Bronzes, vol. II, London, 1974, p. 830-831, n. 233; L’arte della tartaruga: le opere dei musei napoletani e la donazione Sbriziolo-De Felice, catalogo della mostra (Napoli, Museo Duca di Martina, 1994-1995) a cura di L. Ambrosio e L. Arbace, 1994.
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