Un raro cofanetto senese del Trecento

Questo raro e prezioso cofanetto ligneo incarna alla perfezione la tipologia dello scrigno medievale. Su di una base rettangolare con zoccolatura modanata, si erge un contenitore parallelepipedo chiuso da un coperchio sagomato a falde o spioventi con lati concavi, che aggetta leggermente rispetto al corpo su cui poggia. Il coperchio rimanda a una tipologia di cofanetto architettonico, che già nel XIX secolo la critica d’arte tedesca aveva definito come ‘a pagoda’- per via della foggia alta e slanciata del coperchio – e che ripropone in formato ridotto la forma delle arche sepolcrali gotiche.
Il cofanetto presenta una ricca decorazione dipinta: vivaci figurine di santi a mezzo busto campeggiano entro medaglioni quadrilobi – tre sul fronte e tre sul retro della cassettina – mentre sui lati brevi del coperchio figurano due stemmi, non più leggibili. Tra le figure del fronte si distingue la Madonna con il Bambino e più sotto san Pietro, a sinistra, e un santo con folta barba e libro – forse sant’Andrea – a destra; sul retro, dall’alto, un santo apostolo dalla lunga barba, forse san Bartolomeo – probabilmente relazionato al committente dell’opera -, mentre sottostanti si distinguono, da sinistra, le figure di san Paolo con la spada e di un Santo vescovo con pastorale e libro.

Le figure, stagliate su un fondo azzurro, sono state realizzate a vernice sull’oro, con l’intento di imitare l’effetto prezioso degli oggetti di oreficeria, come smalti, nielli o verres églomisés. La superficie dorata del cofanetto è poi finemente incisa sia con punzoni circolari che con racemi vegetali punzonati a mano libera.
Il gusto polimaterico con cui sono lavorate le superfici del cofanetto richiama da vicino i modi tipici delle botteghe senesi dei primi decenni del Trecento, come quella dei celebri fratelli Lorenzetti. Inoltre, i personaggi paiono contraddistinti da una verve arguta e gustosa, da una volontà di tipizzazione e da una gravitas tipica dei seguaci dei Lorenzetti.

Per i medaglioni, si evidenziano in particolare dei riscontri filologici con le opere eseguite nella bottega di Lippo Vanni (doc. dal 1340 al 1375), celebre pittore e fra i principali miniatori senesi: lo stile grafico e disegnativo di alcuni disegni dell’artista su pergamena, databili tra quinto e settimo decennio del Trecento, ne sono un esempio.
Il cofanetto costituisce ad oggi il pezzo più antico della rara tipologia dei sopracitati cofanetti ‘a pagoda’: la sontuosità della decorazione, che imita le oreficerie e mima l’effetto dei vetri dorati e graffiti, i cosiddetti verres églomisés, amatissimi nel Trecento umbro e toscano e l’iconografia incentrata sul tema dei santi, ne fanno prospettare la commissione da parte di un alto prelato, per riporvi piccoli effetti strettamente personali.
Questo splendido manufatto condensa tanti aspetti della civiltà artistica trecentesca che, in una città come Siena, seppe unire una strenua ricerca di raffinatezza allo sfruttamento delle potenzialità illusive dell’arte pittorica.

Artista senese della cerchia di Lippo Vanni
COFANETTO
Legno dipinto, dorato e punzonato
Cm 24 x 14,5 x 19h
Siena
1340-50 circa

Bibliografia: Chiara Guerzi (prefazione di Andrea De Marchi), Pittura e oreficeria in dialogo. Un raro cofanetto senese del Trecento, 2019.

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