Un raro capitello con sfingi

Questo eccezionale capitello marmoreo mostra le figure sedute e dormienti di due leoni alati dal volto umano – chiaramente riconoscibili come sfingi – che artigliano la testa di una bestia ringhiosa, forse un leone o un molosso. La silhouette quasi trapezoidale del capitello, che appartiene al gruppo dei cosiddetti capitelli “a stampella” di origine bizantina, fu adottata – in contesti occidentali con soggetti antropomorfi, zoomorfi o fantastici – per allestire chiostri, logge o semplici finestre. In Puglia la rappresentazione della sfinge è ampiamente attestata fin dall’XI secolo – anche se spesso alternata ad animali simbolici alati come il grifone, il leone e talvolta il basilisco – e l’uso di capitelli simili è ampiamente documentato, dando origine a un modello tipologico caratterizzato da uno schema simmetrico.

A questo proposito vale la pena ricordare alcuni degli esempi più illustri e più precisamente: il bassorilievo raffigurante due sfingi contrapposte situato sul lato destro del seggio episcopale nella Cattedrale di San Sabino a Canosa di Puglia, commissionato allo scultore Romualdo dal vescovo Ursone tra il 1080 e il 1089 e il frammentario capitello “a stampella” con sfingi addossate proveniente dalla Basilica di San Nicola, del secondo quarto dell’XI secolo circa e attribuito alla bottega di Maestro Acceptus. Per quanto riguarda il trattamento formale, una somiglianza ancora più rilevante si riscontra con il capitello “a stampella” (1130/40 circa) – riscoperto nei depositi della Basilica di San Nicola – con due figure addormentate di scimmie antropomorfe. Un altro importante confronto può essere fatto con il magnifico capitello “a stampella” (1120-1130 circa) con figure di schiavi e maschere, conservato presso la Pinacoteca Metropolitana di Bari: un’opera che può essere attribuita senza alcun dubbio al Maestro della Cattedra di Sant’Elia.

L’attuale capitello riecheggia anche i telamoni che sorreggono il trono episcopale nella Basilica di San Nicola a Bari: soprattutto per l’aspetto “squadrato”, gli zigomi sporgenti, gli occhi accuratamente sottolineati e la folta capigliatura a ciuffi, ancora perfettamente intatta vicino al collo.

Sulla base di questi confronti si deve quindi concludere che l’opera qui esaminata costituisce una preziosa aggiunta alla produzione scultorea romanica pugliese e – più in generale – un importante esempio di arte medievale dell’Italia meridionale.

Relazione dettagliata del dott. Luca Mor.

 

Officina pugliese

CAPITELLO CON SFINGI

Marmo scolpito

1140/50 ca.

Cm 48 ×13 x 41 h

NON PIÙ DISPONIBILE

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